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dell'impero romano cap. lxx. 239

Si sarebbero sdegnati i Gracchi, o forse non avrebbero frenate le risa in veggendo il lor successore attribuirsi i predicati di SEVERO E MISERICORDIOSO, LIBERATORE DI ROMA, DIFENSORE DELL’ITALIA1, AMICO DEL GENERE UMANO, DELLA LIBERTÀ’, DELLA PACE E DELLA GIUSTIZIA; TRIBUNO AUGUSTO. Con un apparecchio teatrale il Rienzi avea preparato il cambiamento politico della sua patria; ma di poi, abbandonatosi al lusso e all’orgoglio, abusò della politica massima che consiglia di parlare ad un tempo agli occhi e all’animo della moltitudine. Avea ricevuti tutti i doni esterni dalla natura2; ma l’in-

    giare, (è detto di C. Curione) και μη σεμνον ειναιτη τον δημαρχον οψει ... οσω δε μαλλον εκταπεινουται τω σωματι, τοσουτω μαλλον αυξεται τη δυναμει, e non essere d’aspetto severo in vista.... Quanto più comparisce umile all’esterno, tanto più cresce in potere. Ma nè il Rienzi, nè forse lo stesso Petrarca erano in istato di leggere un filosofo greco. Ciò nondimeno Tito Livio e Valerio Massimo, che entrambi studiavano, avrebbero potuto instillar loro questa modesta dottrina.

  1. Non si saprebbe come tradurre in inglese questo titolo energico, ma barbaro, Zelator Italiae[a], che il Rienzi assumea.
    [a] Forse desiderosissimo di una Italia in italiano si accosterebbe al concetto che Cola di Rienzi voleva esprimere. Dico si accosterebbe, perchè desiderare non è adoperarsi per ottenere. Studiosissimo, zelantissimo renderebbe meglio il zelator, ma senza un verbo col segnacaso genitivo di vedere, di creare, si cadrebbe nell’oscuro, e forse nel barbaro, anche in italiano. (Nota del Trad. Ital.)
  2. Era bell’uomo (l. II, c. I, p. 399). È da osservarsi che il riso sarcastico dell’edizione di Bracciano non si trova nel manoscritto romano pubblicato dal Muratori. Di ritorno