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dell'impero romano cap. lxx. 217

tosto per consuetudine che per effetto di vanità alla Corte d’Inghilterra1 venne inventato dai Cesari della Germania. Nelle provoche di musica dell’Antichità2, il vincitore otteneva un premio; credeasi che Virgilio e Orazio fossero stati coronati nel Campidoglio; idea che accese la fantasia del Petrarca; fattosi sospiroso di ottenere gli onori medesimi3,

  1. Da Augusto fino a Luigi XIV, la Musa de’ poeti non è stata che troppo menzognera e venale; pure io dubito, se in verun secolo, o in veruna Corte, siavi mai stato, come alla Corte d’Inghilterra, un poeta stipendiato coll’obbligo di somministrare due volte all’anno, e sotto tutti i regni, e qualunque fosse l’occasione, una certa quantità di versi, e una certa dose di cantici di lode da cantarsi nella Cappella regia, e credo, alla presenza del medesimo Re. Mi esprimo con tanto maggiore franchezza sulla ridicolosità di un tal uso, che non vi sarebbe miglior tempo d’abolirlo siccome questo in cui viviamo sotto un Monarca virtuoso, ed avendo per poeta un uomo sommo.
  2. Isocrate (Panagir., t. I, pag. 116, 117, ediz. Battie. Cambridge, 1729) vuole di Atene sua patria, la gloria dell’istituzione αγωνας και τα αθλα μεγισαμη μονον ταχους και ρωμης, αλλα και λογων και γνομης, degli agoni e dei premj massimi non solo per la velocità e per la forza, ma ancora per l’eloquenza e pel sapere. I Panatenei vennero imitati a Delfo, ma non v’ebbe ai Giuochi Olimpici alcuna corona per la musica fuor quella che la vanità tirannica di Nerone si arrogò (Svet., in Ner., c. 23, Philostrat. presso il Casaubon, ivi, Dione Cassio, o Xifilino, l. LXIII, p. 1032, 1041, Potter’s greek Antiquities, v. I, p. 445-450).
  3. I Giuochi Capitolini (certamen quinquennale MUSICUM equestre; gymnicum) vennero istituiti da Domiziano (Svet., c. 4) nell’anno 86 di Gesù Cristo (Censorino, De die Natali, c. 18, p. 100, ediz. Havercamp), nè furono aboliti che nel quarto secolo (Ausonio, De professoribus Burdegal. V). Se la corona fosse stata conceduta a poeti d’un me-