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dell'impero romano cap. lxix. 201

cura che durante il giubbileo non si trovarono mai meno di dugentomila stranieri nella città; e un altro testimonio afferma che in tutto l’anno vi concorsero più di due milioni di pellegrini. La più lieve offerta per parte di ciascun individuo avrebbe bastato a somministrare un immenso tesoro: ma due preti, muniti di rastri, non avevano notte e giorno altra faccenda che di raccogliere, senza contarli, i mucchi d’oro e d’argento tributati all’altar di S. Paolo1. Fortunatamente era un anno di pace e d’abbondanza, e benchè fossero care le biade ed enormi i prezzi delle osterie e degli alloggiamenti, l’accorto Bonifazio e gli avidi Romani aveano avuta l’antiveggenza di apparecchiare inesausti magazzini di pane e di vino, di carne e di pesce. In una città sfornita di commercio e d’industria, spariscono presto le ricchezze meramente accidentali. La cupidigia e la gelosia della successiva generazione la mossero a chiedere a Clemente VI2 un secondo Anno Santo senza aspettar la fine del secolo. Il Papa ebbe la pieghevolezza di acconsentire, anche per concedere a Roma un tenue compenso di quanto essa aveva perduto per la traslocazione della Santa Sede; e a fine di non venire accusato di mancare alle leggi de’ suoi predecessori, fondò la nuova assoluzione plenaria del 1350

  1. V. Giovanni Villani (l. VIII, c. 36) nel dodicesimo volume della Raccolta del Muratori, e il Chronicon Astense, nell’undecimo volume della stessa Raccolta. Papa innumerabilem pecuniam ab eisdem accepit, nam duo clerici, cum rastris, etc.
  2. Le due Bolle di Bonifazio VIII e di Clemente VI si trovano nel Corpus juris canonici, (Extravag. commun., l. V, tit. 9, c. 1, 2).