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dell'impero romano cap. lxix. 197

sette anni1 la fiorente residenza del Pontefice di Roma e la Metropoli della Cristianità. Da tutte le bande, e per terra, e per mare, e lungo il Rodano, Avignone offre un facile accesso; le province meridionali della Francia non la cedono in bellezza a quelle dell’Italia; il Papa e i Cardinali vi fabbricarono palagi; i tesori della Chiesa condussero ivi ben tosto l’arti del lusso. Già i Vescovi di Roma possedeano la Contea del Venesino2, paese popolato e fertile, contiguo ad Avignone. Approfittandosi indi della gioventù e delle angustie in cui trovavasi Giovanna I, Regina di Napoli e Contessa di Provenza, comperarono da essa la Sovranità d’Avignone, che

    sium, Parisiis, 1693, 2 vol. in 8), con lunghe note e ben fatte, e con un volume d’atti e documenti. Collo zelo di un uomo amante della sua patria e di un editore, giustifica, o scusa pietosamente i caratteri de’ suoi concittadini.

  1. Gl’Italiani paragonano Avignone a Babilonia, e chiamano la migrazione della Santa Sede in quella città cattività di Babilonia. La Prefazione del Baluzio confuta gravemente tali metafore più addicevoli alla fantasia del Petrarca che alla ragione del Muratori. L’abate di Sade si va trovando in impaccio tra la sua affezione verso il Petrarca e l’amore di patria. Osserva modestamente che molti svantaggi locali di Avignone sono spariti, e che gl’Italiani venuti a stanziarsi colà, seguendo la Corte de’ Pontefici, vi aveano portati que’ vizj contro cui l’estro del Petrarca si è scatenato (t. I, p. 23-28).
  2. Filippo III, re di Francia, cedè nel 1273 la Contea del Venesino ai Pontefici, dopo avere egli ereditati i dominj del Conte di Tolosa. Quarant’anni prima, l’eresia del Conte Raimondo avea somministrato un pretesto agli stessi Papi di impadronirsi di questa Contea; e fin dall’undicesimo secolo riscoteano diversi diritti d’oscura origine sopra alcune terre citra Rhodanum (Valois, Notitia Galliarum, p. 459-610; Longuerue, Déscript. de la France, t. I, p. 376-381).