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dell'impero romano cap. lxix. 173


[A. D. 1263-1278] Essendosi ben presto veduto che la ragione e la virtù non avevano bastante forza, i Romani, in vece di assoggettarsi con volontaria obbedienza ad un semplice cittadino, scelsero a Senatore un Principe, che già munito di potere independente, si trovasse in istato di difenderli contra i nemici esterni e contra sè stessi. I lor suffragi si unirono a favore di Carlo d’Angiò (A. D. 1263-1278), Principe il più ambizioso e guerriero del proprio secolo, il quale accettò nel medesimo tempo e il Regno di Napoli offertogli dal Papa, e l’uffizio di Senatore che il popolo romano gli concedeva1. Avviandosi egli alla conquista del nuovo Regno, passò per Roma ove ricevette il giuramento di fedeltà dai cittadini; alloggiò nel palagio di Laterano, ed ebbe, durante questo soggiorno, una massima cura di non lasciar conoscere, benchè fortemente espressa in tutti i tratti della vita di questo Sovrano, la sua indole dispotica. Nondimeno egli sperimentò l’incostanza del popolo, che accolse di poi con eguali acclamazioni l’emulo del Principe d’Angiò, il misero Corradino, e i Papi

    mis et pompose sustulerunt. Fuerat enim superborum potentum et malefactorum urbis malleus et exstirpator, et populi protector et defensor, veritatis et justitiae imitator et amator (p. 840). Un biografo d’Innocenzo IV (il Muratori, Script., t. III, parte I, p. 591, 592) fa un ritratto men favorevole di questo Senator ghibellino.

  1. Quegli Storici, le cui Opere trovansi inserite nell’ottavo volume della Raccolta del Muratori, Nicolò di Iamsilla (p. 592), il monaco di Padova (pag. 724), Sabba Malespini (lib. II, cap. 9, p. 808), e Ricordano Malespini (c. 177, p. 999), parlano della nomina di Carlo d’Angiò all’uffizio di Senatore perpetuo di Roma.