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esecutivo; ma la lor vista non estendeasi oltre all’orizzonte che li comprendea, e questo orizzonte era per lo più intorbidato dai tumulti e dalle violenze. Allorchè l’Assemblea era compiuta, la componeano in tutto cinquantasei Senatori1, i primarj de’ quali distingueansi col nome di Consiglieri; li nominava il popolo, forse ogn’anno; ma ciascun cittadino non dava il proprio voto che per la scelta degli elettori, de’ quali ve ne avea dieci per ciascun rione, o parrocchia; la qual forma presentava ancora la base più salda di una libera costituzione. I Papi che, in questa civile burrasca, trovarono più espediente tenersi al porto per non naufragare, confermarono con un Trattato l’instituzione e i privilegi del Senato; aspettando dal tempo, dalla pace e dall’influsso della religione l’istante di riacquistare il perduto potere. I Romani, mossi talvolta da riguardi di pubblico, o privato interesse, faceano qualche sagrifizio momentaneo delle loro pretensioni, ed era allora che rinovavano il giuramento di fedeltà al successore di S. Pietro e a Costantino, Capo legittimo della Chiesa e della Repubblica2.

  1. Un Autore inglese, Ruggero Hoveden, fa menzione dei soli senatori della famiglia Capuzzi ec., quorum temporibus melius regebatur Roma quam nunc (A. D. 1194) est temporibus LVI senatorum (Ducange, Gloss., t. VI, p. 191, SENATORES).
  2. Il Muratori (Dissert. 42, t. III, p. 785-788) ha pubblicato un Trattato originale, il cui titolo è: Concordia inter D. nostrum papam Clementem III et senatores populi romani super regalibus et aliis dignitatibus urbis, etc., anno 44 Senatus. Ivi il Senato assume il linguaggio dell’autorità: Reddimus ad praesens .... habebimus .... dabitis prae-