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dell'impero romano cap. lxix. 167

di meno di questo servo, il quale per così dire non apparteneva loro che per una terza parte, mettendo in vece di lui un patrizio; ma un sì fatto titolo, che Carlomagno non aveva sdegnato, era troppo grande per un cittadino, o per un suddito, onde, cessato il primo fervore della sommossa, acconsentirono senza fatica che fosse nuovamente nominato un Prefetto. [A. D. 1198-1216] Circa un mezzo secolo dopo, Innocenzo III, il più ambizioso, o certamente il più felice de’ Pontefici, liberò i Romani e sè stesso da ogni avanzo di sommessione ad un Principe straniero, concedendo al Prefetto l’Investitura, mediante una bandiera e non più una spada, e chiarendolo assoluto da ogni specie di giuramento, o servigio verso gl’Imperatori alemanni1. Il governo civile di Roma venne affidato ad un ecclesiastico, o cardinale, o posto sulla strada di divenirlo; ma limitata oltremodo erane la giurisdizione, e nei tempi della libertà di Roma sol dal Senato e dal popolo ricevea le facoltà congiunte colla sua carica. 4. Dopo il risorgimento del Senato2, i Padri Coscritti, se mi è lecito valermi di un tale vocabolo, vennero insigniti de’ poteri legislativo ed

    ctoriae ... comitiorum applausam .... juraturum populo in ambonem sublevant .... confirmari eum in urbe praefectum petunt.

  1. Urbis praefectum ad ligiam fidelitatem recepit, et per mantum quod illi donavit de praefectura eum publice investivit, qui usque ad id tempus juramento fidelitatis imperatori fuit obligatus, et ab eo prefecturae tenuit honorem (Gesta Innocent. III, in Muratori, tom. III, part. I, p. 487).
  2. V. Ottone di Freysing., Chron. VII, 31; De gestis Frederici I, l. I, c. 27.