Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XIII.djvu/16

10 storia della decadenza


[A. D. 1440-1448] Minacciati d’una prossima distruzione la città e l’impero di Costantinopoli, fondavano un’ultima speranza sull’unione della madre e della figlia, sulla tenerezza materna di Roma, e sulla obbedienza filiale di Costantinopoli. Nel Concilio di Firenze, i Greci e i Latini si erano abbracciati, avevano sottoscritto; avevano promesso; ma perfide e vane essendo queste dimostrazioni di amicizia1, tutto l’edifizio dell’unione sfornito di fondamento disparve come un sogno2. L’Imperatore e i suoi prelati partirono sulle galee di Venezia; ma nelle fermate che fecero ai lidi della Morea, alle isole di Corfù o di Lesbo, udirono alte querele sull’unione pretesa, che dovea servire soltanto, diceasi, di nuovo strumento alla tirannide. Sbarcati sulla riva di Bisanzo, li salutarono, o a meglio dire li soprappresero le do-

    vine e alle riparazioni di S. Sofia. Andronico fece puntellare la chiesa, nel 1317, e la parte orientale della cupola rovinò nel 1345. I Greci esaltano, colla solita pompa del loro stile, la santità e la magnificenza di questo paradiso terrestre, soggiorno degli Angeli e del medesimo Dio ec.

  1. Stando all’originale e sincero racconto di Siropulo (pag. 312-351), lo scisma de’ Greci si manifestò la prima volta che ufiziarono a Venezia, e venne confermato dall’opposizione generale del Clero e del popolo di Costantinopoli.
  2. Quanto allo scisma di Costantinopoli, V. Franza (l. II, c. 17), Laonico Calcocondila (l. VI, p. 155-156) e Duca (c. 31). L’ultimo di questi si esprime con franchezza e libertà. Fra i moderni meritano distinzione il Continuatore del Fleury (t. XXII, p. 238-401, 402 ec.), e lo Spondano (A. D. 1440, n. 30) Ma quando si parla di Roma e di religione, il retto sentire di quest’ultimo annega entro un mare di pregiudizj e di pretensioni.