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chiedere perdono, benchè gl’increscesse meno della sua colpevole impresa che di non averla potuta condurre a termine. Pochi giorni dopo, il Pontefice assalito di bel nuovo a piè degli Altari, prese il tempo in cui i suoi nemici e i suoi partigiani si guerreggiavano a morte, per fuggirsene, vestito ancora degli abiti pontificali. I compagni di questa disastrosa fuga che eccitò tanta pietà negli animi delle matrone romane, vennero o dispersi, o balzati d’arcione, onde il Papa fu trovato solo, e mezzo morto di paura e di stento, ne’ campi posti dietro alla chiesa di S. Pietro. Dopo avere, giusta il linguaggio della Scrittura, scossa la polve delle sue scarpe, l’Appostolo si allontanò da quelle mura, fra cui veniva insultata la sua dignità, la sua vita non era in sicuro; e confessando, senza volerlo, essere meglio assai l’obbedire ad un solo Imperatore che soggiacere a tanti padroni, fe’ manifesta la vanità di questa possanza cotanto cercata dall’ambizione sacerdotale1. [A. D. 1181-1185] Basterebbero, non v’ha dubbio, cotesti esempj; ma non saprei starmi dal narrare le sventure che accaddero tra il 1144 e 1145 a Lucio II, e tra il 1181 e 1185, a Lucio III. Il primo di questi Pontefici, correndo in arnese guerresco all’assalto del Campidoglio, fu percosso in una tempia da un sasso, della qual ferita, pochi giorni dopo, spirò. Il secondo vide la sconfitta de’ suoi partigiani coperti di ferite. Molti sacerdoti del suo corteggio essendo caduti prigionieri in una sommossa, i crudeli Romani cavarono a que-

  1. Ego coram Deo et Ecclesia dico, si unquam possibile esset, mallem unum imperatorem quam tot Dominos (Vit. Gelas. II, p. 398).