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dell'impero romano cap. lxix. 147


[A. D. 1086-1305] Ne’ primi tempi la ricchezza de’ Papi eccitò invidia; la loro podestà trovò opposizioni, le lor persone si trovarono esposte a violenze. Ma la lunga guerra tra la Corona e la Tiara aumentò il numero e infiammò le passioni de’ loro nemici. I Romani, sudditi e nemici ad un tempo del Vescovo e dell’Imperatore, non poterono mai parteggiare di buona fede, e con perseveranza, per gli odj mortali, che con tanto danno dell’Italia disgiunsero i Guelfi ed i Ghibellini; ma cercati da entrambe le fazioni, e sotto gli stendardi d’entrambe, spiegarono a vicenda sulle proprie bandiere l’Aquila alemanna, e le Chiavi del Principe degli Appostoli. Gregorio VII, che può essere o onorato, o detestato siccome il fondatore delle sovranità de’ Pontefici, scacciato da Roma, morì in esilio a Salerno. Trentasei successori di questo Papa1 sostennero fino al momento della

    autore, sulla testimonianza di Fitz-Stephen, racconta un atto di crudeltà, singolarmente atroce, commesso contro i preti da Goffredo, padre di Enrico II. „In tempo ch’egli (Goffredo) dominava la Normandia, il Capitolo di Seez avvisò di procedere senza il consenso del suo Signore alla elezione di un Vescovo. Goffredo ordinò che i Canonici e il Vescovo testè nominati venissero privati delle parti genitali, indi che sopra un piatto gli venisse portata la prova materiale dell’esecuzione della sentenza„. Quegl’infelici aveano bene ogni ragione di lamentarsi del dolore e del pericolo di vita ai quali soggiacquero; ma poichè aveano fatto voto di castità, il tiranno non li privò che d’una ricchezza per essi inutile.

  1. Trovansi negli Storici Italiani del Muratori ( t. III, p. 277-685) le Vite de’ pontefici, da Leone IX insino a Gregorio VII, composte dal Cardinal d’Aragona, da Pandolfo da Pisa, da Bernardo Guido ec., che hanno tolte da autentici monumenti le narrate cose; e ho sempre avuta questa raccolta dinanzi agli occhi.