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magno, inchinati a baciargli il piede, o gloriosi di tenergli la staffa1. Anche un temporale interesse, consigliava alla città di Roma di difendere i Papi, e di assicurar loro tranquillo e onorato soggiorno nel proprio seno, poichè dalla sola presenza dei Papi, questo popolo, pigro quanto vanaglorioso, traeva in gran parte il vitto e le sue tante ricchezze. Gli è vero che la rendita stabile dei Pontefici erasi alquanto scemata, dacchè alcune mani sacrileghe aveano usurpato nell’Italia e nelle province un grande numero di dominj dell’antico Patrimonio di S. Pietro; perdita che non poteano compensare i vasti concedimenti di Pipino e de’ suoi discendenti, più spesso reclamati che posseduti dal Vescovo di Roma; ma una folla perpetua e ognor crescente di pellegrini e supplicanti nudriva il Vaticano e il Campidoglio; aumentatasi d’assai l’estensione della Cristianità, il Papa e i Cardinali non aveano posa pei tanti affari che lor derivavano dalle cause da giudicarsi, così ecclesiastiche come civili. In virtù di una nuova giurisprudenza2, eransi introdotti nella Chiesa latina il diritto e l’uso delle appellazioni3; venivano sollecitati or con consigli, or con intimazioni

  1. V. Ducange, Gloss. Mediae et infimae latinitatis, t. VI, p. 364, 366, Staffa. I Re prestavano questo omaggio agli Arcivescovi, e i vassalli ai loro Signori (Schmidt, t. III, pag. 262). Era una delle più sagaci arti della politica della Corte di Roma il confondere i contrassegni della sommessione figliale con quelli della feudale.
  2. Vedi la nota di N. N. alla fine del Volume.
  3. Lo zelante S. Bernardo (De Consideratione, lib. III, t. II, p. 431-442, edizione di Mabillon, Venezia 1750) e il giudizioso Fleury (Discours sur l’Hist. eccles., IV e VII)