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dell'impero romano cap. lxix. 137

sangue romano, passato per mille estranei canali, erasi contaminata; ma le venerabili rovine del Campidoglio, la rimembranza delle sue antiche grandezze, ridestarono una scintilla del carattere della nazione. Le tenebre del Medio Evo offrono alcune scene degne della nostra contemplazione, nè mi credo lecito il conchiudere quest’Opera senza volgere uno sguardo allo stato e alle vicende politiche della Città di Roma, che si sommise all’autorità temporale dei Papi ver l’epoca in cui i Turchi divennero padroni di Costantinopoli.

[A. D. 800-1100] Nel principio del dodicesimo secolo1, epoca della prima Crociata, i Latini rispettavano Roma, siccome la Metropoli del Mondo, siccome il trono del Papa e dell’Imperatore, i quali dalla Città Eterna conseguivano i titoli, gli omaggi di cui godevano, e il diritto, o l’uso del temporale loro dominio. Dopo avere per sì lungo tempo interrotta la Storia di questa Metropoli, non sarà inutile il ripetere in questo luogo, come una Dieta nazionale scegliesse al di là del Reno i successori di Carlomagno e degli Ottoni; e come questi Principi si contentassero del modesto titolo di Re d’Alemagna e d’Italia, sintantochè avessero varcato l’Alpi e l’Appennino per venire sulle rive del Tevere in traccia della Corona imperiale2. Giunti ad una certa

    stessi le virtù de’ loro maggiori; 2. aver sofferto un grande e sensibile cambiamento l’aere, il suolo e il clima di Roma. (Réfléxions sur la Poésie et la Peinture, p. II, sect. 16).

  1. Ho tenuti per tanto tempo lontani da Roma i miei leggitori, che mi è forza insinuar loro di richiamare a memoria o rileggere il Capitolo XLIX di questa Storia.
  2. Gli autori che descrivono meglio la coronazione degli