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suoi Cesari, nè la tirannide de’ Greci fu meno umiliante, o oppressiva della dominazione dei Goti. Nell’ottavo secolo dell’Era cristiana, una disputa religiosa intorno al culto delle Immagini, eccitò i Romani a ricuperare la perduta independenza. Il loro Vescovo divenne1 il padre temporale e spirituale di un popolo libero, e l’Impero d’Occidente, risorto per le geste di Carlomagno, abbellì collo splendor del suo nome la singolare costituzione della moderna Alemagna. Il nome di Roma si concilia mai sempre da noi un rispetto, che non sapremmo volergli negare. Questo clima, del quale non esamino or l’influenza, non era più il medesimo2; la purezza del

  1. Cioè Gregorio II che fu eletto Vescovo di Roma circa l’anno 716, tempo in cui, appunto, l’Imperatore Leone Isaurico voleva abolire il culto delle Immagini, introdottosi circa due secoli prima, sostenendolo in Italia Gregorio cogli altri Vescovi. Cotale controversia mise a sollevazione l’Italia contro l’Imperatore suo Sovrano, e diede occasione a Gregorio d’opporsi biasimevolmente al pagamento delle pubbliche gravezze, ch’egli non doveva confondere colla quistione del culto delle Immagini, e di prendere dominio temporale in Roma e ne’ vicini territorj. Fu questo il primo passo de’ Papi (anteriore agli atti di Pipino, ed ai diplomi de’ principi Carolini, e degli Ottoni), poco considerato dalla maggior parte degli Storici, alla potestà e sovranità temporale. (Nota di N. N.)
  2. L’Abate Dubos, che ha sostenuta ed esagerata l’influenza del clima con minore acume del Montesquieu, succedutogli in questa opinione, fa un’obbiezione a sè stesso dedotta dal tralignamento de’ Romani e de’ Batavi; e sul primo di questi esempj risponde; 1. essere l’alterazione, sofferta dai Romani, meno reale che apparente; e doversi attribuire alla prudenza de’ Romani moderni, se tengono celate entro sè