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mi de’ Pellegrini rovesciarono un impero, che portava tuttavia il titolo d’Impero Romano e il nome di Costantino1.

Costantinopoli era già presa d’assalto, nè le leggi della guerra imponevano ai vincitori più di quanto la religione e l’umanità potessero loro inspirare. Questi continuarono a riconoscere per generale il marchese di Monferrato; e i Greci che credeano vedere in esso il lor futuro Sovrano gridavano in lamentevole tuono. „Santo Marchese Re abbiate misericordia di noi„. Fosse prudenza o compassione, ordinò si aprissero ai fuggitivi le porte della città, esortando i soldati della Croce a risparmiare la vita de’ Cristiani. I fiumi di sangue che fa sgorgare Niceta, possono ridursi alla strage di duemila Greci uccisi senza che opponessero resistenza2; nè di tale strage medesima possono in tutto venire accusati i conquistatori; la maggior parte di que’ meschini fu immolata dalla colonia latina che i Greci avevano scaccia-

  1. Intorno al secondo assedio, o alla conquista di Costantinopoli V. Villehardouin (n. 113-132), la seconda lettera di Baldovino ad Innocenzo III (Gesta, cap. 92, p. 534-537), e l’intero regno di Murzuflo in Niceta (p. 363-375). Possono ancora consultarsi alcuni passi del Dandolo (Chron. venet., p. 323-330) e Gunther, Hist. (C. P. cap. 14-18), i quali aggiungono ai loro racconti il maraviglioso delle visioni e delle profezie. Il primo di essi cita un oracolo della Sibilla Eritrea, che annunzia un grande armamento sull’Adriatico, condotto da un generale greco, spedito contro Bisanzo ec., maravigliosissima predizione, se non fosse posteriore all’avvenimento.
  2. Ceciderunt tamen eo die civium quasi duo millia. Gunther (c. 18). L’aritmetica è una pietra di paragone per valutare le passioni e l’ampollosità delle figure rettoriche.