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66 storia della decadenza

il popolo Greco, e gli ecclesiastici soprattutto, i conventi, le case, le officine sol rintronavano della tirannide del Papa, e de’ pericoli della Chiesa1. L’esausto erario al fasto della Corte, e alle pretensioni de’ confederati mal rispondea. Tutte le classi di abitanti manifestavano la ritrosia loro ad un generale tributo, siccome unica via per evitare gl’imminenti pericoli del saccheggio e della schiavitù. Col far cadere il peso delle tasse su i ricchi temeasi eccitare astj più pericolosi e personali; traendo soccorsi dal fondere gli argenti delle Chiese paventavansi i rimproveri di eresia e di sacrilegio. Nel tempo della lontananza di Bonifazio e del giovine Imperatore, Costantinopoli fu afflitta da una calamità, di cui giustamente potè accagionarsi l’imprudente zelo de’ pellegrini fiamminghi2. Costoro, trascorrendo un giorno la capitale, rimasero scandalezzati all’aspetto di una moschea o sinagoga, ove naturalmente prestavasi alla divinità un culto che non poteva essere il loro;

  1. Mentre Niceta rimprovera ad Alessio l’empia lega che questi avea co’ Latini contratta, insulta con termini ingiuriosi la religione del romano Pontefice, μειζον και ατοσοπτόν .... παρεκτροπμν σιρτεως .... των του παπα προνομιων καινιεμον .... γεταθεειο τε και μεταποιμεν των πσλαιων φωμαιοις εθων, deviò grandemente e in modo indegno dalla fede.... la novità delle massime del Papa.... mandava ai Romani cangiate e trasfigurate le massime antiche, (p. 348). Così tutti i Greci si espressero fino al punto della compiuta sovversione di questo impero.
  2. Niceta (pag. 355) non esita nell’accusare particolarmente i Fiaminghi ( φλαμιονες) Flamiones; ma a torto riguarda siccome antico il lor nome. Il Villehardouin (n. 107) difende i Baroni, e ignora o mostra ignorare i nomi de’ colpevoli.