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dell'impero romano cap. lx | 55 |
esempio seguirono, gli scudieri, abbassati i ponti delle palandre, posero a terra i cavalli. I Cavalieri in arcione aveano appena incominciato ad ordinare gli squadroni e a mettersi colle lance in resta, quando i settantamila Greci che stavano ad essi a fronte, sparirono. Alessio diede l’esempio di questo scoraggiamento ai soldati non lasciando altro segnale di essersi trovato in quel campo, che una ricca tenda, dal cui spoglio soltanto i Latini compresero che contro un Imperatore avean combattuto. Fu risoluto giovarsi del primo terrore che comprese i nemici per forzare con doppio impeto l’ingresso del porto. Di fatto i Francesi presero d’assalto la torre di Galata1; intanto che i Veneziani si assumeano il più arduo cimento di rompere la sbarra, ossia catena tesa da questa torre alla riva bisantina. I primi sforzi a ciò parvero inutili, ma l’intrepida loro perseveranza la vinse: venti legni da guerra, quanto rimanea della greca marineria, vennero presi o mandati a fondo. Gli speroni delle galee2, o il loro peso, troncarono,
- ↑ È inutile l’annotare che intorno a Galata, alla catena del porto ec., il racconto del Ducange è compiuto e minutamente esatto. V. anche i capitoli particolari dell’opera C. P. Christiana dello stesso autore. L’ignoranza o la vanità degli abitanti di Galata era sì grande, che appropiavano a sè medesimi l’Epistola di S. Paolo ai Galati.
- ↑ La galea che ruppe la catena chiamavasi l’Aquila (Dandolo, Chron., p. 322), che il Biondi (de Gestis Venet.) ha
ho adoperata, seguendo il Villehardouin la voce sergente, per indicare tutti gli uomini a cavallo che non erano cavalieri. Vi erano sergenti d’armi e sergenti di toga. Assistendo alla parata e alle adunate di Westminster può vedersi la bizzarra conseguenza di una tal distinzione (Ducange, Gloss. lat. Servientes etc. t. VI, p. 226-231).