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successivo alla morte del Petrarca e del Boccaccio, si trovarono oppressi dal numero e della possanza de’ loro antichi ausiliarj. Comparve una folla d’imitatori latini, che adesso lasciamo, senza inconveniente, riposare negli scaffali delle nostre biblioteche. Ma difficilmente potremmo citare in quell’epoca di erudizione, la scoperta di una scienza, un’opera originale, o eloquente, scritta in idioma nativo1. Ciò nullameno, quando il suolo fu bastantemente imbevuto di questa celeste rugiada, la vegetazione e la vita comparvero d’ogni banda; i moderni idiomi vennero a perfezione; gli Autori classici di Roma e di Atene inspirarono purezza di gusto e nobile emulazione. Nell’Italia, siccome dappoi nella Francia e nell’Inghilterra, al regno seducente della poesia e delle finzioni, succedettero i lumi della filosofia speculativa e sperimentale. Può talvolta il genio emergere più presto della espettazione; ma all’educazione di un popolo, siccome a quella di un indi-

    da Pomponio Leto, i cui primarj individui erano stati accusati di eresia, di empietà e di paganesimo. (Tiraboschi, t. VI, parte I, p. 81, 82). 3. Nel successivo secolo alcuni studenti e poeti celebrarono in Francia la festa di Bacco, e immolarono, dicesi, un capro per festeggiare il buon successo ottenuto dal Jodelle nella rappresentazione della sua tragedia, la Cleopatra (Dictionnaire de Bayle, art. Jodelle; Fontenelle, t. III, p. 56-61). Per vero dire la mal intesa divozione spesse volte ha creduto scoprire una seria empietà in quanto era solamente giuoco della immaginazione e del sapere.

  1. Il Boccaccio non morì che nell’anno 1375, nè possiamo assegnare un’epoca anteriore del 1480 al Morgante Maggiore di Luigi Pulci, e all’Orlando Innamorato del Boiardo (Tiraboschi, t. VI, parte II, p. 174-177).