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quelle dell’Elba e del Tamigi; Bessarione e Gaza avrebbero potuto invidiare l’esattezza di Budeo, il buon gusto d’Erasmo, la facondia di Stefano, l’erudizione di Scaligero, e il discernimento di Reiske, o di Bentley. Il caso arricchì i Latini di un novello vantaggio colla scoperta della stampa; ma Aldo Manuzio e i suoi innumerabili successori adoperarono quest’arte preziosa a moltiplicare e perpetuare le Opere dell’Antichità1. Un solo manoscritto portato dalla Grecia, moltiplicavasi in diecimila copie tutte più belle che l’originale. Sotto questa forma Omero e Platone leggerebbero più volentieri le proprie Opere, e i loro scoliasti debbono cedere la palma ai nostri editori occidentali.

Prima che la letteratura classica risorgesse in Europa, gli abitatori di essa avvolgeansi fra le tenebre di una barbara ignoranza, e la povertà stessa degli idiomi annunziava la rozzezza de’ loro costumi. Coloro che studiarono i più perfetti idiomi di Roma e della Grecia, si trovarono trapiantati in un nuovo

  1. La Tipografia di Aldo Manuzio, Romano, fu posta a Venezia verso l’anno 1494. Egli stampò oltre a sessanta voluminose Opere di greca letteratura, la maggior parte delle quali erano tuttavia manoscritte e conteneano Trattati di diversi autori; di alcuni di questi egli compose due, tre e sino a quattro edizioni (Fabrizio, Bibl. graec., t. XIII, p. 605 ec.). Questo merito di Aldo non ci dee far dimentichi nullameno che il primo libro greco, la Gramatica di Costantino Lascaris, fu stampata a Milano nel 1476, e che l’Omero, stampato a Firenze nel 1488, è adorno d’ogni fregio dell’arte della Tipografia. V. gli Annali tipografici del Mattaire e la Bibliografia istruttiva del Debure, Stampatore-libraio di Parigi, distintosi per le sue cognizioni.