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storia della decadenza |
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un Trattato di lega offensiva e difensiva si confermò: ciascuno individuo, giusta lo stato suo, o la sua indole, fu adescato da motivi di generale interesse, o da quelli del proprio; dall’onore di restituire ad un Sovrano il trono perduto, o dall’opinione assai fondata che tutti gli sforzi de’ Crociati per liberare la Palestina sarebbero vani, ogni qualvolta la conquista di Costantinopoli, non precedesse e agevolasse quella di Gerusalemme. Ma i ridetti Capi comandavano una truppa di guerrieri liberi e di volontarj, alcuni di questi loro eguali, che ragionavano, e talvolta a proprio talento operavano. Benchè una grande maggiorità per la nuova lega si fosse chiarita, non immeritevoli di considerazione erano il numero e gli argomenti di coloro che la ributtavano1. Anche gli animi i più intrepidi abbrividivano al racconto udito delle forze navali di Costantinopoli, e delle inaccessibili fortificazioni di questa città. Pure non allegavano in pubblico i lor timori, e forse a sè stessi palliandoli, più decorose obbiezioni, dedotte dal dovere e dalla Religione, mettevano in campo. Citavano i dissidenti la santità del voto che, unicamente per far libero il Santo Sepolcro, dalle lor famiglie e case aveali allontanati; non essere lor pensamento che motivi oscuri ed incerti di umana politica dovessero distoglierli da una santa impresa, l’evento della quale nelle mani della Providenza si stava: le
- ↑ Il Villehardouin e il Gunther spiegano i sentimenti dell’una e dell’altra fazione. L’Abate Martino, che abbandonando l’esercito a Zara si trasferì in Palestina, venne inviato come ambasciatore a Costantinopoli, trovatosi a proprio dispetto spettatore del secondo assedio.