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nitamente superiore alla sua fama, per sapere e virtù si tolse dalla oscurità, ove la nascita lo avea posto, l’indole dell’uomo superando in lui mai sempre l’interesse del Pontefice, Nicolò arrotò di propria mano le armi, di cui fu fatto uso in appresso per offendere la Chiesa romana1. Dopo essere stato l’amico de’ principali dotti del suo secolo, ne divenne il protettore, e tal si era la rara semplicità de’ suoi costumi, che nè egli, nè essi quasi si accorsero d’un cambiamento di condizione. S’ei sollecitava qualcuno ad accettare un donativo, non l’offeriva come misura di merito, ma come prova di affetto, e scontrandosi in chi per modestia esitasse, soggiugnea compreso dal sentimento di quel che valeva egli stesso: „Accettate, non avrete sempre un Nicolò in mezzo a voi„. Diffondendosi via maggiormente per tutta la Cristianità l’influsso della Santa Sede, il virtuoso Pontefice se ne valse per acquistar più libri che benefizj. Mandò a cercare, fra le rovine delle Biblioteche di Costantinopoli e in tutti i monasteri dell’Alemagna e della Gran Brettagna, i polverosi manoscritti dell’Antichità, procacciandosi le copie esatte di quelli de’ quali non gli si volevano vendere gli originali.

    962) e Vespasiano da Firenze (t. XXV, p. 267-290), nella Raccolta del Muratori. Si consulti anche il Tiraboschi (t. VI, p. 1-46, 52-109) e Hody agli articoli, Teodoro Gaza, Giorgio da Trebisonda ec.

  1. Il lord Bolingbroke osserva con eguale spirito e aggiustatezza che i Pontefici in ordine a ciò mostrarono minore politica del Muftì, rompendo eglino stessi il talismano che tenea da sì lungo tempo soggetto il Mondo (Lettere sullo studio della Storia, l. VI, p. 165, 166, ediz. in 8., 1779)(*).
    (*)V. la Nota di N. N. nella seguente pagina.