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486 storia della decadenza

fra me medesimo: Così dunque tradiresti la fortuna che ti sorride? Ricuseresti un modo per potere conversare famigliarmente con Omero, con Demostene e con Platone, con que’ Poeti, con que’ Filosofi, con quegli Oratori, di cui tanto grandi maraviglie si narrano, e che tutte le generazioni hanno riconosciuti quali maestri sovrani di tutte le scienze? Si troverà sempre nelle nostre Università un numero bastante di Professori di diritto civile; ma un maestro di lingua greca, e un maestro simile a questo, lasciandolo sfuggire una volta, come trovarlo di nuovo? Convinto da questo ragionamento, mi dedicai per intero a Crisoloras, e con tanta ardenza, che le lezioni da me studiate il giorno, divenivano costantemente il soggetto de’ sogni miei nella notte1„. Nel medesimo tempo Giovanni da Ravenna, educato nella casa del Petrarca2, interpretava gli autori latini a Firenze; duplice scuola in cui furono allevati quegli Italiani che illustrarono il secolo e la patria loro, e per tal modo quella chiara città dell’Italia, divenne l’utile vivaio dell’erudizione de’ Greci e dei Romani3. L’arrivo dell’Imperatore richiamò Cri-

  1. V. questo passo nell’Aretino. In Commentario rerum suo tempore in Italia gestarum, apud Hodium, p. 28-30.
  2. Il Petrarca, che amava questo giovinetto, si dolea sovente di scorgere nel suo discepolo una impaziente curiosità, una indocile irrequietezza, e un’inclinazione all’orgoglio, che però ne annunciavano il genio e i futuri pregi (Mém. sur le Pétrarque, t. III, p. 700-709).
  3. Hinc graecae latinaeque scholae exortae sunt, Guarino Philelpho, Leonardo Aretino, Caroloque, ac plerisque aliis tamquam ex equo Trojano prodeuntibus, quorum emulatione multa ingenia deinceps ad laudem exci-