Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/488

484 storia della decadenza

golfo Adriatico il vascello, entro cui stavasi, essendo stato assalito da una tempesta, l’infelice Professore, raccomandatosi come Ulisse all’albero della nave, morì percosso dal fulmine. L’affettuoso Petrarca versò qualche lagrima sulla morte di questo infelice; ma soprattutto cercò accuratamente di sapere, se qualche copia di Sofocle, o d’Euripide fosse caduta fra le mani de’ marinai1.

[A. D. 1390-1415] I deboli germi raccolti dal Petrarca e trapiantati dal Boccaccio, inaridirono ben tosto. La successiva generazione, limitatasi a perfezionare la latina eloquenza, abbandonò l’erudizione greca, e solamente verso la fine del secolo XIII quest’altro studio si rinovò in guisa durevole nell’Italia2. Prima d’imprendere il suo viaggio, Manuele avea deputati oratori ai Sovrani d’Occidente per eccitare la loro compassione. Il più ragguardevole di questi per dignità e per sapere fu Manuele Crisoloras3, di na-

  1. Leone, o Leonzio Pilato, è abbastanza conosciuto, da quanto ne dicono il Dottore Hody (p. 2-11) e l’Abate di Sades (Vie de Petrarque, t. III, pag. 625-634-670-673). L’Abate di Sades con molta abilità imita lo stile drammatico e animato del suo originale.
  2. Il Dottore Hody (p. 54) biasima acremente Leonardo Aretino, il Guerini, Paolo Giovio, ed altri, per avere affermato che le lettere greche erano state restaurate in Italia, post septingentos annos, come se, dic’egli, fossero state in fiore fino alla fine del settimo secolo. Forse cotesti Scrittori appoggiavano i loro computi alla fine dell’Esarcato, perchè la presenza de’ militari e de’ magistrati greci in Ravenna dovea in qualche modo avervi conservato l’uso della lingua che si parlava in Bisanzo.
  3. V. l’articolo di Manuele, o Emmanuele Crisoloras, in