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polo rinunziando a quella occasione di farsi più perfetto nel greco idioma, cercò con forti raccomandazioni ed ottenne a Barlamo un piccolo Vescovado1 nella Calabria, patria dello stesso Barlamo. Le diverse occupazioni del Petrarca, l’amore, l’amicizia, le corrispondenze, i viaggi, la sua coronazione d’alloro a Roma, la cura data alle sue composizioni in versi e in prosa, in latino e in italiano, il distolsero dallo studio di un idioma straniero. Egli avea all’incirca cinquant’anni, allorchè uno de’ suoi amici, Ambasciatore di Bisanzo, parimente versato in entrambe le lingue gli fe’ dono di una copia d’Omero. La risposta ad esso fatto da Petrarca, attesta ad un tempo la gratitudine, i delicati crucci dell’animo, l’eloquenza di questo grand’uomo: „Il dono del testo originale di questo divino Poeta sorgente d’ogni invenzione è degno di voi e di me: voi avete adempiuta la vostra promessa, e appagati i miei voti. Ma imperfetta è la vostra generosità: dandomi Omero, dovevate darmi voi stesso, divenir mia guida in questo campo di luce, e scoprire ai miei occhi attoniti le seducenti maraviglie dell’Iliade e dell’Odissea. Ma, oh dio! Omero è muto per me, ovvero io sono sordo per lui, e non è in mia facoltà il godere delle bellezze che esso presenta. Ho collocato il Principe de’ Poeti a fianco di Platone, il Principe

  1. Il Vescovado ove si ritirò Barlamo era la Locride degli Antichi, Seta Cyriaca nel Medio Evo, e corrottamente Hieracium, Geracia (Dissert. chorograph. Italiae medii aevi, p. 312). La dives opum del tempo de’ Normanni fu ben tosto ridotta all’indigenza, poichè la stessa sua Chiesa era povera; nondimeno la città contiene ancora tremila abitanti (Swinburne, p. 340).