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dell'impero romano cap. lxvi. 479

ed ingegno, fornito di giusto e rapido discernimento, ma di una elocuzione lenta e difficile. La Grecia al dir loro non avea nel corso di molti secoli prodotto chi il pareggiasse per nozioni di Storia, di Gramatica e di Filosofia. I Principi e i dottori di Costantinopoli, riconobbero il merito sublime di cotest’uomo con attestazioni; delle quali una tuttavia ci rimane. L’Imperatore Cantacuzeno, comunque proteggesse gli avversarj di Barlamo, confessa che questo profondo e sottile logico1 era versatissimo nella lettura di Euclide, di Aristotele e di Platone. [A. D. 1339-1374] Alla Corte di Avignone, Barlamo si unì in lega intrinseca col Petrarca2, il più dotto fra i Latini, essendo stato fomite della letteraria loro corrispondenza il desiderio reciproco d’instruirsi. Datosi con ardore allo studio della lingua greca il Toscano, dopo avere laboriosamente lottato contro l’aridezza e la difficoltà delle prime regole, pervenne a sentire le bellezze di que’ Poeti e Filosofi, di cui possedeva l’ingegno, ma non potè vantaggiare a lungo della compagnia e delle lezioni del nuovo amico. Abbandonatasi da Barlamo una inutile Legazione, tornò questi in Grecia, ma suscitò imprudentemente il fanatismo de’ frati coll’adoperarsi a sostituire la luce della ragione a quella del loro ombelico. Dopo una separazione di tre anni, i due amici s’incontrarono alla Corte di Napoli; ma il generoso disce-

  1. Cantacuzeno, l. II, c. 36.
  2. Intorno l’amicizia del Petrarca con Barlamo, e i due abboccamenti che ebbero nel 1339 ad Avignone, e nel 1342 a Napoli, V. le eccellenti Mémoires sur la vie de Petrarque (t. I, p. 406-410; t. II, p. 75-77).