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dell'impero romano cap. lxvi. 477

Franchi, e i medesimi Veneziani aveano sprezzate e distrutte le opere di Lisippo e di Omero; ma non accade de’ capolavori degli Scrittori, come di quelli dell’arti, cui basta un barbaro cenno ad annichilare per sempre; la penna rinova e moltiplica le copie de’ primi, e l’ambizione dal Petrarca e de’ suoi amici, fu possedere di queste copie e intenderne il significato. La conquista de’ Turchi accelerò, non v’ha dubbio, la peregrinazione delle Muse, nè possiamo difenderci da un tal qual moto di terrore, in pensando come le Scuole e le Biblioteche della Grecia avrebbero potuto essere distrutte, prima che l’Europa escisse della sua barbarie; la qual cosa, se fosse accaduta, i germi delle scienze si sarebbero dispersi prima che il suolo dell’Italia fosse preparato a riceverli e coltivarli.

I più dotti fra gli Italiani del secolo decimoquinto, confessano ed esaltano il rinascimento della erudizione greca1, sepolta da molti secoli nell’obblio. Nondimeno in questa contrada e al di là dell’Alpi, si citano alcuni uomini dotti, che ne’ secoli dell’ignoranza si distinsero onorevolmente nella cognizione della lingua greca; e la vanità di nazione non ha trascurate le lodi dovute a questi esempj di straordinaria erudizione. Senza esaminare troppo scrupolosamente il

  1. Gli Scrittori che hanno trattato più fondatamente il soggetto della restaurazione della lingua greca in Italia, sono il dottore Humph. Hody (De Graecis illustribus, linguae graecae litterarumque humaniorum instauratoribus, Londra, 1742, in 8. grande) e il Tiraboschi (Istoria della Letteratura italiana, t. V, p. 364, 377; t. VII, p. 112-143). Il Professore di Oxford è un dotto laborioso; ma il Bibliotecario di Modena ha il vantaggio di essere storico nazionale e moderno.