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do racchiuso entro i limiti dell’Italia contenea più popolazione e parti d’industria che non l’Impero spirante di Costantinopoli. In Europa, le ultime classi della società si erano affrancate dalla feudale servitù, e la libertà traeva con sè il desiderio d’istruirsi e il lume delle cognizioni che ne viene per conseguenza. La superstizione avea conservato l’uso della lingua latina, che parlavasi, per vero dire, in rozza e corrotta guisa, ma migliaia di studenti frequentavano le Università moltiplicatesi da Bologna d’Italia fino ad Oxford1, e comunque mal regolato fosse il loro ardore agli studj, poteano finalmente volgerlo a più nobili e liberali ricerche. In questo risorgimento delle scienze l’Italia fu la prima che fece sventolare la propria bandiera, e il Petrarca colle sue lezioni e col suo esempio ha meritato che gli si attribuisca il vanto di primo nell’accendere la fiaccola del sapere. Lo studio e l’imitazione degli scrittori dell’antica Roma, diedero maggiore purezza allo stile, più giustezza ai ragionamenti, più nobiltà ai pensieri. I discepoli di Virgilio e di Cicerone si avvicinarono con rispettoso fervore ai Greci stati maestri di questi sommi scrittori. Vero è che nel saccheggio di Costantinopoli, i

  1. Sul finire del secolo XV, trovavansi in Europa circa cinquanta Università, molte delle quali fondate prima dell’anno 1300. Bologna noverava diecimila studenti, una gran parte di giurisprudenza; le ridette Università vedeansi tanto più popolate di scolari quanto era minore il numero delle medesime. Nell’anno 1357 gli studenti d’Oxford da trentamila divennero seimila (Hist. de la Grande-Bretagne, par Henri, vol. IV, p. 478). Nondimeno questo numero ridotto superava ancora il numero degli studenti da cui questa Università oggi giorno è composta.