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soffrivano tutte le molestie dell’esilio e della povertà; erano stati assegnati per la sua spesa a ciascuno straniero tre, o quattro fiorini d’oro al mese, e benchè l’intera somma arrivasse a più di settecento fiorini, l’indigenza, o la politica del Vaticano, facea sempre rimanere addietro buona parte di tale assegnamento1. Sospiravano essi di vedersi liberati da quel confino, ma un triplice ostacolo impediva loro il fuggirne. Non poteano uscire di Ferrara, senza un passaporto de’ lor superiori; i Veneziani aveano promesso di arrestare e rimandare i fuggitivi: giungendo anche a Costantinopoli, non avrebbero potuto sottrarsi alla scomunica, alle ammende, ad una sentenza che condannava persino gli ecclesiastici ad essere posti ignudi e pubblicamente flagellati2. La sola fame

    Russia. Qualche leggitore maraviglierà forse di trovar qui la denominazione di Giannizzeri, ma i Greci tolsero questa voce agli Ottomani senza imitarne l’instituzione; e la vediamo spesso volte usata nell’ultimo secolo del greco Impero.

  1. Non senza vincere molte difficoltà, i Greci avevano ottenuto, che invece de’ viveri in natura venisse loro fatta una distribuzione in danaro. Furono quindi assegnati quattro fiorini al mese alle persone di onorevole grado, e tre a ciascun servo. L’Imperatore ne ebbe trentaquattro, il Patriarca ventinove, e il Principe Demetrio ventiquattro. La paga intiera del primo mese, non andò che a seicento novantun fiorini, la qual somma dimostra che il numero de’ Greci non oltrepassava i dugento (Syropulus, p. 104, 105). Nel mese di ottobre 1438, erano dovute le somme di quattro mesi addietro, e tre mesi ancora in aprile del 1439, e cinque e mezzo in luglio, epoca della unione (p. 172-225-271).
  2. Siropolo (p. 141, 142-204-221) deplora la prigionia de’ Greci che venivano ritenuti quasi per forza in Italia, dolendosi intorno a ciò della tirannide dell’Imperatore e del Patriarca.