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458 storia della decadenza

proprio appartamento il Pontefice, rialzò il Principe, che fece l’atto di prostrarsegli innanzi, e dopo averlo paternamente abbracciato, gli additò una sedia posta alla sua sinistra. Il Patriarca greco ricusò di scendere dalla sua galea sintanto che non si fosse d’accordo sui modi del cerimoniale, regolati finalmente sì che fosse mantenuta un’apparente eguaglianza fra il Vescovo di Roma e quello di Costantinopoli. Questi ricevè un fraterno amplesso dal primo, e tutti gli ecclesiastici greci rifiutarono di baciare il piede al romano Pontefice. All’aprirsi del Sinodo, i Capi ecclesiastici e temporali si disputarono il centro, ossia il posto d’onore; ma Eugenio trovò un pretesto per non seguire l’antico cerimoniale di Costantino e di Marciano, allegando che i suoi predecessori non si erano trovati in persona nè a Nicea, nè a Calcedonia. Dopo lunghe discussioni, fu risoluto, che le due nazioni occuperebbero a destra e a sinistra i due lati della Chiesa; che la Cattedra di S. Pietro terrebbe il primo posto nella fila de’ Latini; e che il trono dell’Imperator greco, a capo del suo Clero, si troverebbe alla medesima altezza di rincontro al secondo posto, sede vacante dell’Imperator d’Occidente1.

Ma non appena le allegrezze e le formalità fecero

  1. Le popolazioni delle città latine risero assai del vestire de’ Greci, delle lunghe tonache, delle larghe maniche e della barba. L’Imperatore non si distingueva dagli altri che pel colore porporino dell’abito e pel diadema, o tiara, la cui punta andava fregiata di un magnifico diamante (Hody, De Graecis illustribus, p. 31). Un altro spettatore però afferma l’usanza del vestir greco, essere più grave e più degna che non l’italiana (Vespasiano, in vit. Eugen. IV. Muratori, t. XXXV, p. 261).