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dell'impero romano cap. lxvi. 457

vigli; ogni emblema, mostrava le Aquile romane ai lioni di S. Marco accoppiate; insigne corteggio, che mosse dal principio del Canal Grande, e sotto il ponte di Rialto passò. Gli Orientali contemplavano ammirati i palagi, i tempj e l’immensa popolazione di una città, che galleggiar sembrava sull’onde1; ma sospirarono alla vista delle spoglie e de’ trofei dal saccheggio di Costantinopoli riportati. Dopo una dimora di quindici giorni a Venezia, Paleologo continuò il suo cammino or per terra, or per acqua sino a Ferrara. In tal momento, la politica del Vaticano avendone vinto l’orgoglio, il Principe greco ricevè tutti gli antichi onori sòliti a concedersi all’Imperatore di Oriente. Entrò in Ferrara cavalcando un cavallo nero, intanto che veniva condotto dinanzi a lui un bel palafreno bianco, i cui bardamenti vedeansi fregiati di aquile ricamate in oro. Camminava sotto di un baldachino che sosteneano i Principi della Casa d’Este, figli o parenti di Nicolò, Marchese della città, e sovrano più potente che Paleologo nol fosse2. Il Principe greco non ismontò da cavallo che giunto a piedi dello scalone; venutogli incontro sino alle porte del

  1. La sorpresa che sentirono il Principe greco e un ambasciatore di Francia al primo veder Venezia (Mém. de Philippe de Comines, l. VII, c. 18), è incontrastabile prova che questa città nel secolo decimoquarto era la prima e la più bella di tutte l’altre del Mondo cristiano. Quanto alle spoglie di Costantinopoli che vi scorsero i Greci, V. Siropolo (p. 87).
  2. Nicolò III d’Este, regnò quarant’otto anni (A. D. 1343-1441), possedendo Ferrara, Modena, Reggio, Parma, Rovigo e Comacchio. V. la Vita nel Muratori (Antichità Estensi, t. II, p. 159-201).