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ecclesiastiche squadre non s’incontrassero in quelle medesime acque, ove sulla gloria della lor preminenza Atene e Sparta contesero. Sollecitato alternativamente dalle due fazioni, che sembravano prontissime a venire alle mani per contendersi fra loro il possedimento della imperiale persona, Paleologo tornò a meditare ancora, se fosse un buon espediente l’abbandonare il palagio e la patria per avventurarsi ad una così pericolosa spedizione. Tornandogli allora a mente i paterni consigli, anche ogni ragione dettata dal senno dovea mostrargli che i Latini divisi fra loro, non si accorderebbero per virtù di una estranea causa. Aggiungasi che lo dissuase dall’imprendere un tale viaggio Sigismondo, in cui non poteano supporsi motivi di parzialità, perchè il Concilio era di suo consenso; e un suggerimento di questo Imperatore, veniva tanto più valutato dai Greci, per aver questi adottata la stravagante opinione che Sigismondo si cercherebbe fra essi un successore all’Impero1. Veniva in campo un altro consigliere, comunque non troppo, per vero dire, meritevole della confidenza de’ Greci, che Paleologo temea d’irritare, il Sultano de’ Turchi; non che Amurat intendesse nulla sulle contestazioni che teneano in discordia i Cristiani; ma ad ogni modo non gli piaceva vederli uniti; onde offeriva di aprire il suo erario ai bisogni di Paleologo, assicurando ciò nulla-

    squadre incontraronsi, le due fazioni cercarono di nascondere ai Greci lo scambievole animo ostile.

  1. Siropolo narra le speranze di Paleologo (p. 36) e l’ultimo consiglio datogli da Sigismondo (p. 57). L’Imperatore seppe a Corfù la morte dell’amico, e se ne fosse stato avvertito più presto, sarebbe ritornato a Costantinopoli (p. 79).