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dell'impero romano cap. lxvi. 451

lunga navigazione, e soprappiù gli offendeva l’orgoglio manifestato dal Concilio, annunziando che dopo avere annichilata la nuova eresia de’ Boemi, non tarderebbe a sradicare l’antica de’ Greci1. Eugenio intanto non respirava che mansuetudine, compiacenza e rispetto. Le sue sollecitazioni erano allettamenti al Sovrano di Costantinopoli, affinchè la sua presenza imponesse termine allo scisma de’ Latini come a quello de’ Greci. Gli proponea per luogo di amichevole parlamento Ferrara, situata sulle sponde dell’Adriatico, nel qual tempo, fosse per sorpresa od altro artifizio, si procurò un falso decreto del Concilio2 che condiscendea trasferirsi in codesta città dell’Italia. A tal fine furono allestite nuove galee in Venezia e nell’isola di Candia, le quali misero in mare prima del navilio di Basilea. L’Ammiraglio del Pontefice ricevè il comando di mandarlo a fondo, arderlo, distruggerlo3, e poco mancò che queste

  1. Siropolo (p. 26-31) esprime la propria indignazione e quella de’ suoi compatriotti. Ben cercarono scuse alla commessa imprudenza i deputati di Basilea, ma non poteano o negare, o cambiare l’atto del Concilio.
  2. Bisognava provare con una citazione, onde appagare il Lettore, che Eugenio IV si procacciò cotale decreto del Concilio generale di Basilea. (Nota di N. N.)
  3. Condolmieri, nipote e Ammiraglio del Papa, dichiara espressamente, οτι οριουμονεχει παρα του Παπα ινα πολεμηση οπου αν ευρη τα κατεργα της συνοδου, και ει δυνηθη καταδυση και αφανιση, che ebbe comando dal Papa di combattere ovunque trovasse le squadre del Concilio, e potendo, le calasse a fondo e perdesse. I Padri del Sinodo diedero ordini men perentorj ai loro marinai, e fino al momento in cui le due