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sate avendo le prime somme la città di Avignone, fu allestito, benchè non senza qualche lentezza e difficoltà, il navilio a Marsiglia.

[A. D. 1437] In mezzo alle angustie che lo incalzavano, Paleologo aveva almeno la soddisfazione di vedere le potenze alleate dell’Occidente gareggianti nel chiederlo in amicizia. Ma l’artificiosa solerzia d’un Sovrano prevalse sopra la lentezza e la inflessibilità che per solito dagli atti delle repubbliche non si dipartono. I decreti di Basilea, intendendo continuamente a limitare il dispotismo del Papa e ad innalzare in guisa stabile un tribunale supremo ed ecclesiastico, Eugenio portava il giogo con impazienza, intanto che l’unione de’ Greci gli somministrava un decoroso pretesto per trasportare un Sinodo fazioso ed indocile dalle rive del Reno a quelle del Po. Al di là dell’Alpi, i Padri non isperavano più di conservare la loro independenza. La Savoia, o Avignone, cui accettarono con ripugnanza per sede dell’adunata, venivano riguardate a Costantinopoli come luoghi posti oltre le colonne d’Ercole1. L’Imperator greco e il suo Clero paventavano i pericoli di una

  1. Dopo la traduzione latina di Franza, trovasi una lunga epistola greca, o declamazione di Giorgio di Trebisonda che consiglia a Paleologo il dar preferenza ad Eugenio e all’Italia; e parla con disprezzo dell’Assemblea scismatica di Basilea, de’ Barbari della Gallia e dell’Alemagna, collegatisi per trasportare la cattedra di S. Pietro di là dall’Alpi: οι αθλιοι (egli dice) σε και την μετα σου συνοδον εξα των Ηρακλειων στηλων και περα Γαδηρων εξαξουσι, que’ miserabili ancora secondo te trasportano il Concilio fuori delle colonne d’Ercole, al di là di Cadice. Ma che? Non vi erano carte geografiche a Costantinopoli?