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dell'impero romano cap. lx |
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ga durata. All’avvicinarsi della Pentecoste, Bonifazio, dispiegato il proprio stendardo, prese la volta di Venezia a capo de’ suoi Italiani; colà il precedettero, o seguirono i Conti di Fiandra e di Blois, ed alcuni più illustri Baroni di Francia, ai quali si aggiunse un numeroso corpo di pellegrini alemanni, tutti compresi dagli stessi motivi che i primi animavano1. Non solamente aveano compiuti, ma oltrepassati i loro obblighi, i Veneziani: costrutte scuderie pe’ cavalli, baracche pe’ soldati; magazzini abbondantemente forniti di foraggi e di vettovaglie: i legni da trasporto, le navi e le galee, non aspettavano per salpare che il pagamento della somma stipulata nel Trattato per le spese di allestire la flotta. Ma tal somma era più forte assai delle ricchezze insieme unite di tutti i pellegrini in Venezia adunati. I Fiamminghi, che un’obbedienza volontaria e precaria al loro Conte prestavano, aveano impresa sui proprj navigli la lunga navigazione dell’Oceano e del Mediterraneo, e molta mano di Francesi e d’Italiani preferito valersi per questa traversata dei modi meno dispendiosi e più agiati che vennero offerti loro dai Marsigliesi e dai Pugliesi. I pellegrini trasferitisi a Venezia avrebbero potuto dolersi in veggendo che, dopo avere scontata la loro contribuzione personale, venivano tenuti mallevadori pei compagni lontani; pur tutti i Capi di buon grado le proprie suppellettili di
- ↑ V. la Crociata degli Alemanni nella Historia C. P. di Gunther (Can. Antiq. lect. t. IV, p. V-VIII) che celebra il pellegrinaggio di Martino, uno fra i predicatori rivali di Folco di Neuilly. Apparteneva all’Ordine di Citeaux, e il suo monastero era situato nella diocesi di Basilea.