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storia della decadenza |
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to; talchè appena Martino V spacciatosi da’ suoi rivali, occupò solo la Cattedra Pontificia, tornò ad esservi fra l’Oriente e l’Occidente un’amichevole corrispondenza di lettere e di ambascerie. [A. D. 1417-1425] L’ambizione da una banda, la sfortuna dall’altra, dettavano accenti di pace e di carità. Manuele ostentando la brama di maritare i sei Principi suoi figli con altrettante Principesse italiane, il Pontefice, non meno accorto di lui, s’adoprò tanto di far giungere a Costantinopoli la figlia del marchese di Monferrato, seguìta da un seducente corteggio di donzelle d’alto legnaggio, i cui vezzi pareano fatti per vincere la scismatica ostinatezza; sotto apparenze esterne di zelo era però facile accorgersi che non regnava se non se la falsità e alla Corte e presso la Chiesa di Costantinopoli. Secondo che più, o meno premeva il pericolo, l’Imperatore affrettava, o prolungava le sue negoziazioni; allargava, o restrigneva la facoltà dei suoi Ministri; si sottraeva da’ Latini, se gli sembravano troppo incalzanti, coll’allegare il bisogno di consultare i Patriarchi e i Prelati, e l’impossibilità di adunarli in tempo che i Turchi teneano stretta la Capitale. Dall’esame degli atti pubblici, apparisce che i Greci insistessero su questi tre punti successivi, un soccorso, un Concilio, poi l’unione delle due Chiese; e che i Latini intanto, scansando il secondo, non volessero obbligarsi al primo, limitandosi a riguardarlo come conseguenza, e premio volontario del terzo; ma la relazione di un intertenimento privato di Manuele, ne spiegherà con maggior chiarezza l’enigma della condotta da esso tenuta, e le sue vere intenzioni. Verso il finir de’ suoi giorni, l’Imperatore avea vestito della porpora Giovanni Pa-