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dell'impero romano cap. lxvi. 439

colpevoli dimestichezze, ma questa medesima ingiustizia, o credulità possono esserne utili coll’insegnarci ad aver per dubbie le descrizioni che, sui paesi stranieri e lontani da lor visitati, i viaggiatori ne offrono, e a non credere sì di leggieri que’ fatti che ripugnano all’indole dell’uomo e ai sentimenti della natura1.

[A. D. 1402-1417] Dopo la vittoria riportata da Timur, Manuele, tornato in Bisanzo, vi regnò diversi anni felicemente ed in pace; e finchè i figli di Baiazetto lo cercarono in amicizia e ne rispettarono i piccioli Stati, si tenne alla vecchia religione de’ Greci, componendo ne’ suoi ozj venti dialoghi teologici in difesa del suo passato contegno. Ma miglioratosi lo stato de’ suoi vicini, gli Ambasciatori greci portarono al Concilio di Costanza2 la contemporanea notizia del risorgimento della Potenza ottomana e della Chiesa latina in Costantinopoli. Le conquiste di Amurat e di Maometto aveano tornato ad avvicinare l’Imperatore al Vaticano; l’assedio di Costantinopoli lo fe’ quasi convenire sulla duplice processione dello Spirito San-

  1. Noi potremo forse applicare questa osservazione alla comunanza delle donne che Cesare e Dione Cassio hanno supposta in vigore fra gli antichi Brettoni (l. LXII, t. II, p. 1007), e V. Dione colle giudiziose note del Reimar. Gli Arreoy di Taiti, corporazione la cui infamia ne sembrava da prima evidentissima, ci appaiono men colpevoli col nostro aumentar di nozioni sulle costumanze di questo popolo buono e pacifico.
  2. V. Lenfant (Hist. du Concile de Constance, tom. II, p. 576), e quanto alla Storia ecclesiastica di que’ tempi, gli Annales dello Spondano, la Biblioteca del Dupin (t. XII) e i tomi XXI, XXII della Storia, o piuttosto della continuazione di Fleury.