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so incominciando a vacillare, non andò guari che ogni speranza di salvarlo mancò. Deplorando il destino che lo dannava a perire immaturo, non in mezzo al campo della battaglia, ma sopra un letto d’angoscia, distribuì morendo i proprj tesori a’ suoi prodi e numerosi vassalli, dopo averli indotti a giurare alla sua presenza che il voto di lui e di loro medesimi avrebber compiuto. Ma, prosegue il Maresciallo, non tutti quelli che accettarono i donativi la lor parola mantennero; i più risoluti campioni della Croce a Soissons si assembrarono per la scelta di un nuovo generale, e fosse incapacità, gelosia, o contraggenio, non trovarono alcuno tra i Principi francesi fornito delle prerogative d’animo necessarie a condurre sì fatta spedizione, e nemmeno del desiderio di questo comando. Laonde i voti si unirono a favore di uno straniero, di Bonifazio, marchese di Monferrato, rampollo di una stirpe d’eroi, e conosciuto egli medesimo per meriti politici e militari1. Nè la pietà, nè la sua ambizione, gli consigliavano ricusar l’offerta di comando fattagli dai Baroni francesi: per lo che, dopo avere trascorsi alcuni giorni alla Corte di Francia, ove trovò accoglienza ad un amico e ad un parente dovuta, accettò solennemente nella chiesa di Soissons la croce di pellegrino, e il bastone di generale, ripassando indi l’Alpi per prepararsi a questa impresa di lun-

  1. Questo Marchese di Monferrato, segnalato erasi per una vittoria contro gli Astigiani (A. D. 1191), per una crociata in Palestina, per una legazione pontificia presso gli alemanni principi sostenuta (Muratori, Annali d’Italia, t. X, p. 163-202).