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dell'impero romano cap. lxvi. 429

quando un umiliante ostacolo vel rattenne. Nel passar da Venezia, egli avea prese somme ragguardevoli ad esorbitante interesse; e il suo vôto erario non somministrandogli i modi di restituirle, gl’inquieti creditori lo arrestarono per sicurezza del lor pagamento. Invano l’Imperatore scriveva al suo primogenito reggente del Regno, di prevalersi d’ogni via, e di spogliare, se facea d’uopo, gli altari per sottrar suo padre ad una ignominiosa schiavitù. Non curante del paterno obbrobrio, lo snaturato figlio in suo cuor ne rideva. Lo Stato era povero, ostinato il Clero, qualche scrupolo religioso veniva a proposito per servir di pretesto ad una colpevole indifferenza. Manuele, fratello minore, dopo avere acremente rampognato il fratel primogenito di una negligenza così contraria alla natura e a tutti i doveri, vendè, o impegnò ogni suo possedimento, e imbarcatosi per Venezia, liberò il padre suo, offerendo la sua persona medesima per guarentigia delle somme da questo dovute. [A. D. 1370] Di ritorno a Costantinopoli, e come Imperatore, e come padre, Paleologo usò con entrambi i figli a norma di quanto aveano meritato. Ma il pellegrinaggio di Roma, non avendo cambiati in alcuna guisa nè la Fede, nè i costumi di questo indolente Monarca, la sua apostasia, o conversione inefficace, quanto poco sincera, fu dai Greci e dai Latini dimenticata egualmente1.

Trent’anni dopo il ritorno di Paleologo, gli stessi motivi fecero imprendere un viaggio in Occidente, ma

  1. Il ritorno di Paleologo a Costantinopoli, accaduto nell’anno 1370, e la coronazione di Manuele nel 25 settembre 1373 (Ducange, Famil. byzant., p. 241), lascia un intervallo per la cospirazione e pel gastigo d’Andronico.