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fuvvene più del pupillo Giovanni Paleologo proclive a ritornare all’obbedienza del romano Pontefice. La madre di lui, Anna di Savoia, era stata battezzata nel grembo della Chiesa latina, e se le nozze contratte con Andronico l’aveano costretta a cambiar nome, forme d’abito e culto, il cuor della medesima al suo paese e alla sua religione si manteneva fedele. Incaricatasi ella stessa di educare il proprio figlio, quando questi divenne adulto, almen di statura, se non di mente, continuò a lasciarsi governar dalla madre. Allorchè, per la rinunzia di Cantacuzeno, ei si trovò solo padrone della Monarchia greca, i Turchi comandavano sull’Ellesponto. Il figlio di Cantacuzeno adunava ribelli ad Andrinopoli, e questo Imperatore non potea fidarsi nè del suo popolo, nè di sè stesso. Così consigliato dalla madre, e colla speranza d’uno straniero soccorso, sagrificò i diritti della Chiesa e dello Stato; e s’incaricò un Italiano di portar segretamente al Pontefice l’atto di schiavitù1 che l’Imperatore avea sottoscritto con inchiostro purpureo, e suggellato con bolla d’oro. Il primo articolo del Trattato stavasi in un giuramento di fedeltà e d’obbedienza ad Innocenzo VI e a’ suoi successori Pontefici supremi della Chiesa cattolica e romana. Promettea l’Imperatore di porgere ai Nunzj, o Legati pontifizj, ogni sorte d’onori legittimamente ad essi dovuti, di far allestire un palagio per riceverli, una chiesa per le loro cerimonie; per ultimo di conse-

  1. V. un così ignominioso Trattato in Fleury (Hist. eccles., p. 151-154), che lo ha tolto da Raynald, e questi forse dagli archivj del Vaticano. Esso non meritava il fastidio di adulterarlo.