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senza poter cambiare l’opinione degli abitanti. La persuasione, più lenta, offre ad un tempo una via più salda e sicura. Trenta, o quaranta de’ nostri dottori deputati appo voi, si accorderebbero forse con quelli del Vaticano nell’amore della verità e nell’unità del Simbolo. Ma di ritorno alla patria, qual sarebbe il frutto, o il guiderdone delle loro pratiche? Lo sprezzo de’ confratelli, e i rimproveri di una cieca ed ostinata nazione. Cionnullameno i Greci han per costume di rispettare i Concilj generali, da cui determinati vennero gli articoli di nostra Fede; e se i decreti di Lione ricusano1, ne è stata cagione il non volere nè ascoltare, nè ammettere i rappresentanti della Chiesa orientale in quest’arbitraria adunata. A compiere una così pia impresa, gioverà e farà anzi mestieri che un Legato intelligente, trasferendosi in Grecia, colà raccolga i Patriarchi di Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme, e si concerti con essi per convocare un Sinodo libero e universale. Ma in tale momento, aggiugnea lo scaltrito messo de’ Greci, l’Impero può tutto temere dall’invasione de’ Turchi, già impadronitisi di quattro principali città della Natolia. Quegli abitanti manifestano ardentissimi voti per tornare sotto l’obbedienza del loro Monarca e in seno alla religione dei lor padri; però non bastando a renderli paghi in ciò le forze e le rendite dell’Imperatore, sarebbe da desiderarsi che il Legato appostolico venisse scortato e preceduto da un esercito di Franchi, a fine di scacciar gl’Infedeli e riaprire la via del Santo Sepolcro„.

  1. Si vegga la nostra Nota (pag. 89) che tratta del Concilio di Lione. (Nota di N. N.).