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dell'impero romano cap. lxvi. 417

abbiettamente il Pontefice, sacrificando al pericolo del momento la sua fede, la virtù e l’affetto de’ sudditi. Dopo la morte di Michele, il Principe e il popolo sostennero l’independenza della loro Chiesa e la purezza del greco simbolo. Andronico il Vecchio nè temeva, nè amava i Latini: nell’ultime sue sventure, l’orgoglio francheggiò le sue superstizioni, perchè non potea decentemente ritrattare, sul finir di sua vita, le opinioni che avea con fermezza negli anni della gioventù sostenute. Andronico il Giovane, invilito e dallo stato in cui si trovava, e per indole propria, al primo vedere la Bitinia invasa dai Turchi, sollecitò una Lega spirituale e temporale co’ Principi dell’Occidente. Dopo cinquant’anni di separazione e silenzio, il frate Barlamo venne segretamente deputato al Papa Benedetto XII con insidiose istruzioni, che scritte pareano dall’abile mano del Gran Domestico1. „Santissimo Padre, il monaco gli dicea, l’Imperatore non desidera meno di voi l’unione delle due Chiese: ma in un’impresa sì delicata si vede costretto a rispettare la propria dignità e i pregiudizj de’ sudditi. Due temperamenti sonovi da adoprarsi, la forza, o la persuasione. L’insufficienza del primo è già dimostrata abbastanza dalla esperienza, perchè i Latini hanno soggiogato l’Impero

  1. Questa singolare istruzione è stata tolta, cred’io, dagli archivj del Vaticano, per cura di Odorico Raynald, e inserita nella sua continuazione degli Annali del Baronio (Roma, 1646-1677, in dieci volumi in folio). Io non mi sono prevalso che dell’Abate Fleury (Hist. eccles., t. XX, p. 1-8), le compilazioni del quale Scrittore ho sempre trovate chiare, esatte ed imparziali.