Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/42

38 storia della decadenza

ti, verso la festa di S. Giovanni, del successivo anno sarebbersi adunati a Venezia, ove avrebbero trovato barche piatte per contenere quattromila cinquecento cavalli e novemila scudieri, e navi sufficienti per trasportare quattromila cinquecento uomini a cavallo e ventimila fantaccini. I Veneziani doveano inoltre per nove mesi mantenere di tutte le necessarie vettovaglie la flotta, e condurle ovunque il servigio di Dio o della Sovranità il richiedesse, scortandole inoltre con cinquanta galee armate, e veleggianti colla bandiera della Repubblica. In corrispondenza di tal carico che si assumeano i Veneziani, i pellegrini, prima del partire, doveano sborsare ottantacinquemila marchi d’argento; e quanto alle conquiste, sarebbersi in parti eguali divise fra i confederati. Patti per vero alquanto aspri; ma la circostanza incalzava, e i Baroni francesi non sapeano risparmiare nè il proprio sangue, nè le proprie ricchezze. Fu tosto convocata un’assemblea generale per ratificare il Trattato, e diecimila cittadini empieano la grande cappella e la piazza di S. Marco. I Nobili francesi vidersi per la prima volta alla necessità d’inchinare la maestà del popolo. „Illustri Veneziani, dicea il maresciallo di Sciampagna, veniam deputati da’ più grandi e più possenti Baroni della Francia, per supplicare i Sovrani del mare a soccorrerci nel liberare Gerusalemme. Questi nostri commettenti ci raccomandarono prostrarci dinanzi a voi, nè ci rialzeremo, se prima non ne promettete di vendicare con noi gli affronti fatti al Redentore del Mondo„. Tali parole accompagnate dal pianto1, l’atteggiamento

  1. Leggendo il Villehardouin non possiamo far di meno di