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36 storia della decadenza

il Doge non è più che un fantasma, il popolo un nulla1.

[A. D. 1201] Appena giunti a Venezia i sei ambasciatori francesi, vennero nel palagio di S. Marco amichevolmente accolti dal Doge Enrico Dandolo, che, pervenuto all’ultimo periodo dell’umana vita, fra gli uomini più chiari del suo secolo risplendea2. Aggravato dagli anni, e divenuto cieco3, il Dandolo conservava

  1. I Veneziani tardarono assai nel pubblicare e scrivere la loro storia. I più antichi loro monumenti sono: I. l’arida Cronaca composta, come sembra, da Giovanni Sagornino (Venezia 1765 in 8), ove si dimostrano lo stato e i costumi di Venezia nell’anno 1028; II. la storia più voluminosa del Doge Andrea Dandolo 1342-1354, pubblicata per la prima volta nel duodecimo tomo del Muratori, A. D. 1728. La Storia di Venezia scritta dall’Abate Laugier (Parigi 1728) è un’Opera non priva di merito, e della quale io mi sono principalmente giovato per la parte che alla costituzione della Repubblica si riferisce.
  2. Enrico Dandolo compiea gli ottantaquattro anni quando fu eletto Doge, A. D. 1192, e ne avea novantasette all’atto della sua morte, A. D. 1205. V. le osservazioni del Ducange sopra Villehardouin, n. 204. Ma gli storici originali non mettono attenzione a questa straordinaria lunghezza di vita. È questo, cred’io, il primo esempio d’un eroe pervenuto quasi ai cento anni. Teofrasto potrebbe somministrar l’esempio di uno scrittore quasi nonagenario: ma invece di εννενκοντα novanta (Prooem. ad Character.) sarei piuttosto inclinato a leggere επδομεκοντα settanta come hanno pensato l’ultimo editore di Teofrasto, il Fischer, ed anche il Casaubono. Egli è quasi impossibile che in tanto avanzata età il corpo e l’immaginazione conservino il loro vigore.
  3. I moderni Veneziani (Laugier, t. II, p. 219) accusano della cecità del Dandolo l’Imperator Manuele, calunnia confutata dal Villehardouin e dagli antichi storici, secondo i quali