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dell'impero romano cap. lxv. 383

raccontano un tale fatto, non vi sarebbe alcuna buona ragione per negare ogni fiducia allo Storico Giorgio Franza1, Proto-vestiario degli ultimi Imperatori, e nato un anno prima della battaglia di Angora. Ventidue anni dopo di questa, venne spedito Ambasciatore alla Corte di Amurat II, ed ebbe campo di conversare con diversi giannizzeri che aveano partecipato alla schiavitù di Baiazetto e veduto il Sultano nella sua gabbia di ferro. V. L’ultima e migliore di tutte le autorità si è quella degli Annali turchi, consultati e copiati da Leunclavio, Pococke e Cantemiro2. Essi deplorano unanimemente la cattività della gabbia di ferro; e vuolsi in ordine a ciò concedere qualche fiducia a questi Storici nazionali, che non poteano incolpare il Tartaro senza scoprire ad un tempo l’obbrobrio del loro Principe e della loro patria.

Da queste discordanti premesse può trarsi una conclusione probabile, e che sta di mezzo fra l’una e l’altra opinione. Mi piace supporre che Serefeddino Alì abbia fedelmente raccontato il primo colloquio di formalità, durante il quale, il vincitore, cui i buoni successi suggerivano di assumere più nobil contegno, avrà ostentati sentimenti di generosità. Ma l’arroganza mostrata fuor di proposito da Baiazetto lo inacerbì; i Principi della Natolia detestavano questo Sultano, e giuste erano le loro lagnanze. Si seppe che Timur

  1. V. Giorgio Franza (l. 1, c. 29) e la sua vita in Hank (De scriptor. byzant. pag. 1, c. 40). Calcocondila e Duca parlano vagamente delle catene di Baiazetto.
  2. Annales Leunclav., pag. 321. Pococke, Prolegom. ad Abulphar. Dynast.; Cantemir, p. 55.