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dell'impero romano cap. lxv. 381

stamente collocato fra quelli de’ restauratori dell’erudizione nel secolo decimoquinto. Egli compose il suo elegante dialogo sulle vicende della fortuna1 in età di cinquant’anni, e vent’otto anni dopo la vittoria di Tamerlano2, paragonato da questo scrittore ai più illustri Barbari dell’antichità; e molti testimonj di vista aveano istrutto il Poggi sulle imprese e il saper militare di questo guerriero. Ora ei non omette di citare in prova del suo assunto l’esempio dell’ottomano Monarca, che il Tartaro racchiuse in una gabbia di ferro a guisa di belva, offrendolo siccome spettacolo a tutta l’Asia. Potrei aggiungere l’autorità di due Cronache italiane, di data più moderna, ma atte forse a provare che cotesta Storia, o vera o falsa, si era diffusa per tutta l’Europa colla prima notizia del grande cambiamento politico avvenuto nell’Asia3. III. Intanto che il Poggi fioriva a Roma, Amed-Ebn Arabshà, componeva a Damasco la sua elegante e maligna Storia di Timur, i cui ma-

  1. Il dialogo De varietate fortunae, del quale nel 1723 è stata pubblicata a Parigi una compiuta ed elegante edizione in 4., fu composta poco prima della morte di Papa Martino V (p. 5), e quindi verso l’anno 1430.
  2. Vedi elogio luminoso ed eloquente di Timur! (p. 36-39) Ipse enim novi, dice il Poggi, qui fuere in ejus castris.... Regem vivum cepit, caveaque in modum ferae inclusum per omnem Asiam circumtulit egregium admirandumque spectaculum fortunae.
  3. Chronicon Tarvisianum (in Muratori, Script. rerum ital., t. XIX, pag. 800) e gli Annales Estenses (t. XVIII, p. 974). I due autori, Andrea De Redusii da Quero e Giacomo di Delaito, erano contemporanei, ed entrambi Cancellieri, l’uno di Treviso e l’altro di Ferrara. La testimonianza del primo è più asseverante.