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dell'impero romano cap. lxv. 379

ciasse tosto la religione maomettana. In mezzo alle feste della vittoria, cui Baiazetto veniva invitato, l’Imperatore Mongul concedè al suo prigioniero i distintivi di uno scettro e di una corona, aggiugnendo la promessa di condurlo sul trono dei suoi antenati, più splendente di gloria che mai stato nol fosse; ma l’immatura morte di Baiazetto prevenne l’adempimento di tali promesse. Tornarono vane le cure de’ più abili medici per riaverlo da un colpo di apoplesia per cui morì in Akser, l’Antiochia di Pisidia, nove anni circa dopo la sua sconfitta. Il vincitore versò alcune lagrime sulla tomba del vinto. Il corpo di Baiazetto venne pomposamente trasportato nel mausoleo ch’egli si era fatto innalzare a Bursa; e Musa, figlio di lui, oltre a molti preziosi donativi di ornamenti d’oro, d’armi e cavalli, ottenne, con patente scritta in rosso, dal vincitore la sovranità della Natolia.

Tal ritratto di un vincitor generoso, è stato tolto dalle sue stesse Memorie, che gli si fanno dedicare al figlio e al nipote diciannove anni dopo la sua morte1. In tale epoca, mentre migliaia di testimonj conoscevano perfettamente la verità, una manifesta menzogna sarebbe stata una satira della effettiva condotta dell’encomiato; laonde le prove dedotte da simile manoscritto, e da tutti gli Storici persiani adottate, parrebbero d’un gran peso2; ma vuolsi anche con

  1. V. La Storia di Serefeddino (l. V, c. 49-52, 53-59, 60), Opera terminata a Siraz nell’anno 1424, e dedicata a Ibraim, figlio di Sarok, figlio di Timur, che, vivendo tuttavia il padre, regnava sul Farsistan.
  2. Dopo aver letto Kondemir, Ebn-Sunà ec., il dotto d’Her-{