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356 storia della decadenza

quattrocento ottanta leghe a greco da Samarcanda, e i suoi Emiri, dopo attraversato l’Irtis, scolpirono nelle foreste della Siberia un rozzo monumento delle loro imprese. La conquista del Kipsak1, o della Tartaria occidentale, ebbe per duplice scopo il soccorso degli oppressi, e la punizione degl’ingrati. Toctamis, Principe esule dai suoi Stati, aveva ottenuto protezione e asilo nella Corte di Timur, il quale rimandò sdegnosamente gli Ambasciatori di Auruss-Kan, Principe nemico di Toctamis; e fattili inseguire in quel medesimo giorno dagli eserciti del Zagatai, e vittorioso, rimise il suo protetto nell’Impero settentrionale dei Mongulli; ma dopo dieci anni di regno, il nuovo Kan, dimentico dei servigi e della possanza del suo benefattore, non vide più in esso che l’usurpatore dei sacri diritti della Casa di Gengis. [A. D. 1390-1396] Penetrato in Persia per le gole di Derbent, e condottiero di novantamila uomini a cavallo e di tutte le forze del Kipzak, della Bulgaria, della Circassia o della Russia, passò il Gihoon, arse i palagi di Timur, e lo costrinse, in mezzo al verno, a difendere Samarcanda e sè stesso. Dopo alcuni mansueti rimproveri, cui venne appresso una luminosa vittoria, Timur si risolvè alla vendetta. Invase due volte il Kipzak a levante e a ponente del Caspio e del Volga, con forze sì sterminate, che il fronte del suo esercito occupava uno spazio di tredici miglia. Per cinque mesi di cammino, questo esercito trovò appena orme d’uomo lungo la strada, e dovette più volte

  1. Arabshà avea viaggiato nel Kipsak e acquistate grandi conoscenze della geografia e delle vicissitudini di quel paese settentrionale (parte I, c. 45-49).