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dell'impero romano cap. lxv. 355

sua debolezza ad un tempo, coll’obbligarsi a pagare un tributo annuale di seicentomila dinar d’oro. Bagdad non era più la città della pace e il soggiorno del Califfo; ma la più luminosa fra le conquiste operate da Holagoù, doveva eccitare l’ambizione del successore. Dalle foci dell’Eufrate e del Tigri fino alla loro sorgente, tutt’i paesi innaffiati da questi due fiumi si sottomisero al vincitore. Entrato in Edessa, punì i sacrileghi Turcomani per una pecora nera che alla carovana della Mecca avean tolta. I Cristiani dalla Georgia disfidavano ancora fra i lor dirupi le armi e la legge de’ Maomettani. Ma ottenuto, con tre successive spedizioni, l’onor di Gazi, o Santo guerriero, si fece nel Principe di Teflis un amico e un proselito.

[A. D. 1370-1383] II. L’invasione del Turkestan, o della Tartaria orientale potè riguardarsi come una vendetta legittima. L’impunità de’ Geti trafiggea l’orgoglio di Timur, che varcato il Gihoon, soggiogò il regno di Kasgar e penetrò sette volte nel cuore del lor paese. Il campo più lontano di Timur, distò due mesi, ossia

    e venne fabbricata la nuova in un’isola sterile e priva di acqua dolce. I Re di Ormuz arricchiti dal commercio dell’India e dalla pesca delle perle, possedevano vasto territorio in Persia e in Arabia; tributarj indi de’ Sultani di Kerman, e oppressi sotto la tirannide de’ lor Visiri, ne furono nell’anno 1505 liberati, per cadere sotto nuova tirannide, dai Portoghesi. V. Marco Polo (l. I, c. 15-16, fol. 7, 8), Abulfeda (Geogr., Tab. XI, p. 261, 262), una Cronaca originale di Ormuz nella Storia della Persia di Stephen (p. 376-416) ovvero in Texeira; e gl’Itinerarj inseriti nel primo volume di Ramusio, o Lodovico Bartema (1503, fol. 167), di Andrea Corsali (1517, fol. 202, 203) e di Odoardo Barbessa (1516, fol. 315-318).