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dell'impero romano cap. lxiv. 339

il credito sono i vincoli della società e delle nazioni. Fra le condizioni del Trattato, vi aveva quella che i prigionieri francesi giurassero di non portare mai l’armi contra il lor vincitore; ma Baiazetto medesimo li sciolse da questo patto men generoso. „Io sprezzo, egli dicea all’erede della Borgogna, le tue armi, siccome i tuoi giuramenti. Sei giovine, e avrai forse l’ambizione di cancellare la macchia, o la sventura della tua prima impresa. Aduna le tue forze militari, fa noto il tuo divisamento, e sta certo che Baiazetto si allegrerà di scontrarsi teco una seconda volta sul campo della battaglia„. Innanzi partire vennero ammessi alla Corte di Bursa, ove i Principi francesi poterono ammirare la magnificenza del Sultano, il cui treno di caccia e di falconeria andava composto di settemila cacciatori e di altrettanti falconieri1. Gli stessi Principi furono presenti, allorchè Baiazetto fece sventrare uno dei suoi ciamberlani, accusato da una donnicciuola di averle bevuto il latte delle sue capre. Gli stranieri rimasero attoniti di un tale atto di giustizia, ma era l’atto di giustizia di un Sultano, che sdegna esaminare il grado delle colpe e il valor delle prove.

  1. Serefeddin-Alì (Storia di Timur-Bec, l. V, c. 13) fa sommare fino a dodicimila gli ufiziali e i servi spettanti al treno di caccia di Baiazetto. Timur in una sua caccia, sfoggiò con una parte delle spoglie dei Principe turco; 1. diversi cani da corsa colle copertine di raso; 2. più leopardi coi collari tempestati di gemme; 3. cani levrieri della Grecia; 4. mastini d’Europa, che pareggiavano in forza i leoni dell’Affrica (idem, l. VI, c. 15). Baiazetto si dilettava principalmente di dar coi falchi la caccia alle grue (Calcocondila, l. II, pag. 35).