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dell'impero romano cap. lxiv. 331

sultano Amurat. Ma la spada de’ suoi Giannizzeri non potè salvarlo dal pugnale della disperazione, perchè un soldato serviano, sorto dal mezzo di que’ morti, lo ferì mortalmente nel ventre. Questo Principe, pronipote di Otmano, fu di semplici costumi e d’indole mansueta. Amò le scienze e la virtù, ma diede motivo di scandalo ai Musulmani per la sua poca cura d’intervenire alle pubbliche preghiere; del qual fallo ebbe coraggio di rampognarlo un Muftì, ricusando di ammetterlo per testimonio in una causa civile. Non sono rari nella Storia orientale simili tratti che offrono una mescolanza di servitù e di libertà1.

[A. D. 1389-1403] Il carattere di Baiazetto, figlio e successore di Amurat, viene espresso con forza dal soprannome che gli fu dato di Ilderim, ossia il lampo; e potè inorgoglirsi questo Sultano di un epiteto che indicava l’ardente energia dell’animo suo e la rapidità delle sue corse distruggitrici. Ne’ quattordici anni che il suo regno durò2, Baiazetto sempre a capo dei

  1. V. la vita e la morte di Morad o Amurat I in Cantemiro (pag. 33-45), nel primo libro di Calcocondila e negli Annali turchi di Leunclavio. Un’altra Storia racconta che il Sultano fu trafitto nella sua tenda da un Croatto; il quale avvenimento venne citato all’ambasciatore Busbek (ep. 1, p. 98) come una scusa della cautela insultante che usavasi verso gli ambasciatori delle Corti straniere, non ammessi alla presenza del Sovrano, se non se in mezzo a due guardie turche che gli tenevano le braccia.
  2. La Storia del regno di Baiazetto I, o Ilderim Bayazid trovasi in Cantemiro (p. 46), nel secondo libro di Calcocondila e negli Annali turchi. Il soprannome di Ilderim, o lampo, sembra una prova che i conquistatori e i poeti hanno mai sempre sentita la verità di questa massima, starsi nel terrore il principio del sublime.