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326 | storia della decadenza |
ai riguardi della sua ambizione e della sua religione stava soggetta, non esitò, nella guerra de’ Genovesi, a collegarsi co’ nemici di Cantacuzeno.
[A. D. 1353] Fin nel Trattato che Orcano avea conchiuso colla Imperatrice Anna, egli avea introdotto questo singolare patto, di potere cioè a proprio arbitrio o trasportare in Asia i suoi prigionieri, o venderli a Costantinopoli. Fu quindi veduta una moltitudine di Cristiani d’entrambi i sessi, di tutte le età, di preti e di frati, di vergini e di matrone esposti nudi nei pubblici mercati, e spesse volte maltrattati a colpi di staffile per meglio eccitare la carità de’ loro concittadini a riscattarli più presto; ma l’indignazione de’ Greci, si limitò a deplorare la sorte dei proprj concittadini che vedeano condur lontani in una schiavitù fatale alle loro anime e ai loro corpi1. Cantacuzeno fu costretto sottomettersi alle medesime condizioni, il cui adempimento accrebbe sempre più le calamità dell’Impero. Nello stesso Trattato, l’Imperatrice Anna aveva ottenuto un soccorso di diecimila Turchi, che poi da Orcano vennero adoperati in difesa del proprio suocero. Nondimeno tali disastri non erano che passeggieri; perchè terminata la stagione campale, i prigionieri fuggivano tornando alle proprie case; i Musulmani, sgombrando l’Europa, si ritiravano nuovamente nell’Asia. Sol nell’ultima contesa avuta col suo pupillo, Cantacuzeno rendè permanente nel sen dell’Impero il germe della distruzione, germe che i successori di lui si
- ↑ Può leggersi in Duca (c. 8) una pittura animata e concisa di questo fatto che, colla confusione di un colpevole, Cantacuzeno attesta.